Gesù è stato lasciato morire.
Il
tema
dell’eutanasia
è
così
scottante
e
controverso,
coinvolgente,
provocatorio
che
è
meglio
non
sfiorarlo,
lasciando
la
più
ampia
libertà…
di
pensiero.
L’artista
ne
ha
fermato,
forse
per
esperienza
personale,
una
delle
fasi
più
note
e più comuni, conosciute e sopportate, superate e segnate dal … miracolo.
Un
paziente
in
rianimazione
tra
le
apparecchiature
salva-vita.
Medici,
paramedici, parenti oltre la tenda, in attesa.
Ci
si
dà
da
fare
per
la
partenza
del
corpo
o
dell’anima?
Io
non
me
ne
sono
reso
conto,
allora.
Ora,
penso,
che
la
partenza
dell’anima
che
si
trova
di
fronte
a
Dio
e
che
prende
finalmente
coscienza
dell’entità
dell’Io
umano
e
dell’anima
del
mondo,
del
parallelismo
esteriorità
del
corpo
e
interiorità
dello
spirito,
dell’unità
dell’io
e
del
nonio,
sia
rimasta
in
solitaria
e
incosciente
purezza,
in
mancanza di consapevolezza delle proprie azioni.
La
scena
più
vera
di
così
non
poteva
essere,
compresa
la
sovrastante
presenza
di
Cristo:
l’ultima
speranza.
La
fede
assiste.
La
coscienza
(singola
e
collettiva),
la
mente,
il
cuore,
la
politica,
gli
opportunismi
si
sono
emarginati
nella
scelta.
Come
Pilato.
Non
scegliere
la
morte,
oppure
l’incapacità
di
vivere
la
morte.
Gesù ha scelto e ha portato con Sé quest’ultima responsabilità.
Il
sensibile
e
flessibile
linguaggio
figurativo
e
le
colorite
varianti
polarizzano
in
senso
tonale
l’accadimento.
Le
stesure
affrontano
il
contrasto
di
una
gravezza
senza
dramma
apparente.
Lo
sfondo
si
trasforma,
con
i
particolari,
in
agente
spaziale
e
in
dispositivo
prospettico
che
rinviano
alle
certezze
e
alle
convinzioni
dell’osservatore,
senza
ulteriori
implicazioni.
La
mano,
in
basso
a
destra,
nella
luce fredda, è pronta ad accogliere: tutto vi si può innestare.
Spirito e ideologia. Quel caso? No, quella persona.
XII Stazione - LA MORTE DI GESÚ (EUTANASIA)
Prof. Giulio GASPAROTTI, critico d’arte e saggista