Nel
corso
degli
anni
poi
la
pennellata
si
è
fatta
più
densa
e
vibrante
acquisendo
così
maggiore
intensità
ed
immediatezza
anche
per
merito
dei
primi
colpi
di
spatola
che
intervenivano
con
decisione
sulla
base
più
piatta.
E
la
spatola,
in
breve
tempo,
è
divenuta
protagonista:
strumento
privilegiato
sia
per
campiture
dilaganti
(
Maremma
),
sia
per
aree
mosse
e
complesse
(
Sotto
il
cielo
blu:
gerani
e
Gioia
di
inabissarsi
),
sia
per
dettagliati
giochi
monocromatici
in
cui
il
diverso
andamento
della
spatola
crea
volume,
movimento
ed
andamento
(
Acqua
viva
).
Anche
per
quanto
riguarda
la
scelta
dei
colori
il
viaggio
è
stato
lungo
e
complesso.
Ho
usato
di
tutto:
colori
a
cera,
pastelli,
spray,
acrilici,
colori
da
vetro
e
da
ceramica,
addirittura
vernici
a
smalto
ma
è
rimasto
soltanto
il
colore
ad
olio.
È
duttile,
è
setoso,
è
morbido.
Sotto
la
spatola
è
vivo
e
così
dipingere
diviene
un
fatto
vitale
perché
ci
vuole
decisione
e
leggerezza;
bisogna
assecondare
il
gioco
dei
colori
che
vogliono
mescolarsi
oppure
costringerli
a
rimanere
sé
stessi,
puri
nella
loro
unicità.
Il
mio
segreto
è:
una
spatola
e
pochi
colori
ad
olio.
In
pratica
cinque
soli
colori
per
tutti
i
colori
del
mondo
a
cui
talvolta
aggiungo
un
po’
di
oro.
Ma
i
colori
hanno
molte
vibrazioni,
anzi
direi
tutte
le
vibrazioni
della
vita.
Certe
volte
la
vita
è
più
ricca,
più
viva
e
così
le
tele
sono
più
intensamente
policrome
(
Ridondanze
primaverili
),
certe
volte
è
un
sentimento,
uno
stato
d’animo
che
predomina
e
le
tele
si
fanno
monocromatiche
(
Sinfonia
di
gialli
,
Luce
lunare
sulle
colline
,
Pace
tra
gli
abeti
),
altre
volte
un
colore
diviene
dominante
per
la
sua
forza
dirompente
come
il
giallo–vita
dei
girasoli
(
Girasoli
nella
notte
).
Il
ritmico,
inarrestabile
ed
imprevedibile
andare
delle
onde,
l’ammiccare
luminoso
delle
stelle,
il
fremito
del
vento
che
attraversa
il
bosco.
Stupiti
ci
lasciamo
catturare
dalla
spettacolarità
multiforme
del
creato.
In
uno
scampolo
di
prato
scopriamo
miriadi
di
fiori.
Piccoli,
umili,
dispersi,
talvolta
sconosciuti.
Ma
bellissimi.
Un
dono.
Il
Dono
che
ci
fa
vibrare
di
gioiosa
riconoscenza.
E
allora
la
spatola
“gioca”
sulla
tela
con
i
gialli
ed
i
blu.
Ne
nascono
mondi
avvolti
da
una
luce
verde
azzurra.
Su
essi
campeggiano
alcune
corolle
colorate.
Un
frammento
di
mondo emerge, lacerandolo, dall’oro
quasi a ricordarci che tutto è Dono (
Il Dono: rose
rosse
).
Ma
il
colore
che
più
di
ogni
altro
è
stato
vissuto
ed
interpretato
è
il
nero.
Nel
‘94
posi
del
nero
acrilico
come
base
sulla
tela
e
su
tale
base
dipinsi
dei
paesaggi
e
dei
fiori
(
Plenilunio
).
Talvolta
lasciai
delle
porzioni
di
nero
che
via
via
si
riducevano
fino
a
scomparire
come
nella
serie
“Attraverso
il
nero”.
Ed
il
nero
aveva
il
valore
emblematico
del
negativo
(il
cui
polo
massimo
è
la
morte)
che
irrompe
nella
vita
quotidiana
e
la
lacera
(
Attraverso
il
nero
1,
2,
3
,
4
).
Ed
allora
quel
nero
viene
progressivamente
respinto
ai
margini
dalla
volontà
di
accettarlo,
ma
rifiutandosi
di
soccombere
ad
esso
mantenendo
perciò
i
colori
della
vita
separati
da
quel
nero
che,
altrimenti,
avrebbe
reso
grigio
il
mondo.
Poi
anche
il
nero
ha
cessato
di
essere
così
fatalmente
nero
e
si
è
ammorbidito
divenendo
somma
indistinta
di
giallo,
di
rosso
e
di
blu.
Ed
è
tornato
a
fare
da
base
ma
steso
a
spatola
e
venato
d’oro
quasi
ad
indicare
che
anche
il
fluire
indistinto
del
tempo–vita
ha
una
sua
sacralità
poiché
è
il
fondale
su
cui
le
stagioni
della
vita
possono
essere
protagonista:
l’estate
in
arancio
e
blu
(
Fiori
arancio,
ombre
blu
),
l’autunno
in
giallo
e
viola
(
Autunno
in
giallo
e
viola
),
l’inverno in caldi biancori (
Improbabile nevicata
) e la primavera
in rosso e verde (
Come rossi sortilegi
).
Il
ciclico
fluire
delle
stagioni
è
un
motivo
ricorrente
nella
mia
pittura
poiché
sento
in
questo
ininterrotto
andare
il
potere
di
esorcizzare
la
stessa
morte.
Noi
tutti
avvertiamo
lo
scorrere
del
tempo
e
vorremmo
catturare
un
attimo
fugace e renderlo eterno.
È questo il tempo
dell’arcobaleno, degli effimeri fiori, delle nuvole che fuggono alte nel cielo (
Inquietudine e serenità
).
È
questo
l’attimo
in
cui
il
sole
scompare
(
Ancora
un
attimo
).
Ancora
più
emblematico
un
altro
nero:
un
grumo
nero,
indistinta
somma
dei
tre
colori
fondamentali,
si
smaglia
e
dal
suo
cuore
fuoriescono
tutti
i
colori
che
recuperano
la
loro
identità.
E
allora
il
nero
ricorda
che
non
dobbiamo
essere
una
massa
indistinta
ma
individui–colore
belli
perché
diversi,
belli
perché
unici,
belli
perché
vivi
e
vitali.
Grazie
alla
luce
che
entra
ad
animarli
(
Dal
cuore
del
nero
la
gioia
dei colori
).
In
seguito
la
mia
sensibilità
espressiva
mi
ha
portato
a
impregnare,
ancor
più,
di
emozioni
che
rendono
lirici
i
paesaggi.
I colori sono più sfumati, i particolari si perdono nella nebbia o in un approccio più informale.
Si
notano
atmosfere
nate
da
allusioni,
da
segni
che
suggeriscono
ma
non
raccontano.
La
mia
spiritualità
si
esprime
nell'interiorità emergente in suggerimenti
arcani, nella magia rarefatta dei colori (
Verso il cielo
).
Per
trasmettere
poi
nuove
emozioni
la
mia
ricerca
è
continuata
con
opere
prettamente
astratte
con
la
serie
“
Un
tuffo
nell’astratto
”
e
con
la
serie
“
Oltre
il
cielo
”
dove
ho
cercato
di
riprodurre
i
colori
dell’oltre
come
piccola
testimonianza
dell’immensità del creato.
Laura Ferretti
Segue :
«RADICI PROFONDE: GLI ETRUSCHI E IL LORO MONDO»
«QUADRI COME PREGHIERE»
«UN TUFFO NELL’ASTRATTO»
«OLTRE IL CIELO»
IL MIO VIAGGIO NEL COLORE
Sono sempre stata affascinata dai colori.
Essi
mi
trasmettono
una
profonda
emozione
ed
hanno
un
ruolo
fondamentale
nella
mia
pittura.
Proprio
per
questo,
nel
corso
degli
anni,
il
mio
rapporto
con
il
colore
si
è
notevolmente
trasformato
sia
sul
piano
della
giustapposizione
dei
colori,
sia
su
quello
della
scelta
dei
colori
e
delle
tonalità,
sia,
infine,
sulla
valenza
emozionale dei colori
stessi.
Nei
primi
anni
ho
steso
i
colori
con
il
pennello
privilegiando
superfici
piatte
e
dando
forma
e
volume
attraverso
l’accostamento
di
porzioni
di
spazio
monocromatiche
ma
di
varia
luminosità
(
Bischeri
di
padule
).
Ne
sono
risultati
lavori
piuttosto
raffinati
dai
toni
pacati
dei
verdi
oppure
dei blu o dei gialli.
‘
Laura Ferretti